domenica 18 novembre 2012

Più del leader conta la politica che viene messa in atto

La decisione d’indire le primarie per la scelta del leader sia in campo provinciale regionale o nazionale, con tutto il rispetto per la democrazia, è un’autentica “farsa”. “L’esperienza Berlusconi, leader indiscusso, all’interno della sua coalizione, non ha apportato i benefici previsti, nonostante, il plebiscito di consensi ( altro che primarie!), perché ciò che conta, in concreto, è la politica che il partito o la coalizione mette in atto, a prescindere dalla figura più o meno carismatica del suo leader Lo scopo delle primarie, pertanto, non è tanto la scelta di questo o quel leader, che lascia il tempo che trova, quanto il coinvolgimento dell’elettore, al quale si consegna l’illusione di contribuire alla scelta o al cambiamento di qualcuno o di qualcosa. Forse per capire l’epoca in cui viviamo, occorrerebbe fare ricorso ai dialoghi di Platone e alle metafore ivi contenute, specie quando parla di degenerazione dell’individuo che prelude alla degenerazione dello Stato, quest’ultima causata dalla corruzione del singolo, che è la condizione attuale. Se non si mette mano alla ricostruzione della coscienza individuale affetta dal virus della corruzione, la scelta di qualsiasi leader è destinata al fallimento. Perché, in definitiva, ciò che l’uomo sceglie, si chiami “leader” o più genericamente “partito”, il peccato originale è sempre lo stesso: la corruzione e quindi la degenerazione dell’individuo, ergo dello Stato. Il significato delle primarie pertanto non deve fondarsi sulla scelta di “un leader politico”, bensì sulla scelta di “un precetto politico” si chiami Tizio, Caio, Semproni o più semplicemente pinco pallino il leader scelto con le primarie. In atto i nomi presenti dei vari schieramenti non dicono nulla, perché sono le idee che mancano e i mezzi per realizzarle. Le primarie? Il tentativo democratico col quale si realizza una leadership attorno ad un precetto politico incerto, nebuloso, se non addirittura inesistente: Per dirla in termini crudi, ciò che manca, in queste primarie, è l’essenziale. Per dirla con Platone, a noi cittadini è finita come ai compagni di Ulisse che per aver mangiato i fiori di loto hanno dimenticato “il ritorno”. che è ciò che avviene quando si seppelliscono verità e valori.


Pubblicata su La Sicilia 18.11.2012. Saro Pafumi

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