Chi ha messo in giro la voce che le banche non concedono prestiti a causa della crisi economica? Entrando in banca ho letto un cartello con cui si reclamizza la concessione di un prestito di 700 euro in favore dei genitori che avessero la necessità di acquistare articoli scolastici per i propri figli dietro il rimborso di modiche rate mensili. Se la logica ha un senso, l’offerta suggerisce due riflessioni. La prima: i prestiti sono erogati, anche, se, probabilmente, sono finalizzati a promuovere il mercato ambulante dei gelati, la vendita di cocco e cappelli da sole sulle spiagge, la vendita di lupini all’ingresso delle autostrade e naturalmente, nell’interesse delle famiglie, la vendita delle penne biro e gomme da cancellare che non dovranno subire effetti recessivi. Un’autentica boccata d’ossigeno per l’economia che, aggiunta alla possibilità di costituire una SRL con un euro di capitale, qualunque attività avrà un decollo inarrestabile. Intanto consoliamoci: 700 euro sono sempre una cifra rispettabile per chi non li possiede e poi immagino sia necessario l’apertura di un conto in banca e magari la canalizzazione dello stipendio per accedere al credito, il che, da solo, fare dire alle classi più povere: “Anche noi finalmente abbiamo un conto in banca”. Il prestito di 700 euro probabilmente, per la sua restituzione, farà leva sulla dignità delle classi povere, perché se non dovesse essere onorato, le spese di recupero supererebbero la stessa sorte capitale e relativi interessi. In questo le banche, nell’esporsi al credito, dimostrano una certa dose di coraggio, sicuri che la dignità delle classi povere, tra le tante è l’unica risorsa loro rimasta. Le altre, la crisi le ha spazzate via.
Pubblicata su La Sicilia 12.11.2012 Saro Pafumi
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