domenica 13 maggio 2012
La legge e le banche
Ci sono due modi per fare affari: contravvenendo alla legge, con la speranza di farla franca o formulando regolamenti a uso e consumo proprio. Nel primo caso può incappare chi alla legge è sottoposto e deve osservarla, nel secondo caso le protagoniste sono le banche che operano a loro piacimento come se agissero al di fuori della legalità. Per l’attività che un esercente svolge, è fatto obbligo di pagare e di farsi pagare con mezzi che consentono la tracciabilità. L’assegno bancario è uno di questi. Si da il caso che un assegno emesso da una baca consente due possibilità per essere cambiato: presso la banca emittente o presso altra agenzia della stessa banca Nel primo caso se il portatore dell’assegno non è conosciuto è impossibile negoziare l’assegno, anche se si è correntisti della stessa banca ma di agenzia diversa. Nel secondo caso se si è correntisi si può solo versare l’assegno o se si ha necessità di mutarlo in contanti pagare una commissione abbastanza salata, che può variare sensibilmente da banca a banca, in virtù di disposizioni autonome ad libitum. La norma che ha introdotto l’obbligo di pagare con mezzi che consentono la tracciabilità (assegni, bonifici, carte dio credito) ha realizzato in concreto tre finalità: ha danneggiato l’utente imponendogli, di fatto, il pagamento di commissioni bancarie prima non dovute: ha consentito alla banche un indebito lucro; ha incoraggiato il frazionamento di operazioni sì da non rientrare nell’obbligo della tracciabilità a tutto vantaggio di operazioni in nero.
Pubblicata su La Sicilia il 13.05.2012
Parte non pubblicata dalla Sicilia
In conclusione: entrare oggi in banca è come sottoporsi alla forche caudine, ma se si possiede “un taglierino” tutto diventa di una semplicità disarmante. Qualcuno ha scoperto, così, il terzo modo di fare affari, che, in un certo senso, imita il metodo bancario. Saro Pafumi
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