Cosa sia la mafia e i danni che procura alla società intera ci sono stati spiegati in tutte le salse. Individualmente operiamo in modo da portare il nostro personale contributo quest’annosa, difficile lotta? Ritengo di no, per le ragioni che cercherò di esporre brevemente. Quante volte ci capita di sentir dire: “quell’esercizio è nelle mani della mafia (o della criminalità organizzata) ", intendendo per “esercizio” una pizzeria, un ristorante, un bar, un supermercato, un centro commerciale, per fare alcuni esempi. Nulla che comprovi ufficialmente tale appartenenza, s’intende, giacché, in caso di prove inconfutabili, i rigori della legge entrerebbero in funzione. Se anche le prove mancano, ciò che percepisce l’opinione pubblica a volte è più scontato che mille sentenze, perché se c’è un detto che in ogni epoca e a tutte le latitudini non ha subito mai smentite è: "vox populi, vox dei”. Quale l’atteggiamento che abbiamo a fronte di simili illazioni-certezze?: l’indifferenza. Continuiamo a consumare la pizza in quel dato esercizio, o a riunirci festosi in quel dato ristorante o a fare la spesa nel supermercato “segnato”. Anziché isolare chi è “in odor di mafia” con i nostri comportamenti, indifferenti e superficiali, contribuiamo a foraggiarne l’attività. Si potrà obiettare che questo tipo di cultura non è degno di un paese civile, perché antepone alle certezze il sospetto. Può darsi. Poiché non siamo in campo giuridico, dove vige la regola della non colpevolezza fino a prova contraria, in casi sospetti sarebbe opportuno mettere in essere “la strategia dell’attenzione dubitativa”, evitando ogni rapporto d’affari. Una forma di puritanesimo, molto in voga nei paesi d’ispirazione anglosassone, dove in certi campi e per certe materie vige un moralismo intransigente: una dottrina essenzialmente calvinista, che, in certi casi, non solo è opportuna, ma necessaria. Anche così sii combatte la mafia, ma da noi questa cultura è lontana anni luce.
Pubblicata su La Sicilia il 26.08.2011 Grazie. Saro Pafumi
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