martedì 5 luglio 2011
"I putii" di frutta e verdura a Linguaglossa negli anni cinquanta
Linguaglossa intorno agli anni cinquanta “i putii” di frutta e verdura erano “zone franche” sottratte ad ogni forma di controllo igienico e fiscale. “ A Matarazzara”, Donna Francisca “a lampiunara”, donna Rosa “mazzavinti” si contendevano “ a matrici”, “ e quattrucanti”, “ a Nunziata” il primato delle vendite. L’igiene era sconosciuta e la concorrenza anziché sui prezzi verteva sulla grammatica. Chi entrava ‘nda putia di donna Francisca “a lampiunara”, doveva fare vere acrobazie lessicali per individuare il prodotto: cavofioli, aragi, pesica, sbergi, fica niuri, pumadori, erano i cartelli più gettonati, scritti per lo più in dialetto o tradotti in italiano volgare appesi ai rispettivi contenitori con “gnacchi di lignu” che la sera servivano, all’interno, per appendere la biancheria ad sciugare. Oggi alle venditrici sono richiesti grembiule e copricapo, mentre a quei tempi u fantali era d’obbligo non per igiene, quanto per evitare di sporcare la veste “ripizzata”, chè risparmiare si doveva il sapone” a pezzu” fatto in casa con la liscivia e la fatica di lavare a mano. A Donna Francisca i mutandoni apparivano sotto alla veste che a furia di lavarla, si era abbondantemente accorciata. A matarazzara, d’inverno, teneva sotto le gambe “ a conca” col carbone al quale non aveva dato il tempo di maturare, cosicché l’odore acre dell’ossido si mescolava con quello della frutta marcia. Tale abitudine le aveva fatto rimediare fastidiose “ rociule” ai piedi e “ vistose “ crapriole”alle gambe, talché in paese era un esempio da non imitare. Per cassa si usava una “cufina” dove erano conservate le poche lire incassate. Le “ova frischi” come si leggeva sul cartello, esposte nel paniere con la paglia erano vendute, per esaltarne la genuinità, ancora sporche come quando erano uscite dal loro buco naturale. Chi non si serviva “de’ putii” aspettava che di buon mattino arrivassero in paese con i loro asini gli ortolani “ francavigghioti”, che dentro “le bertule” portavano la freschezza dei loro campi. I prezzi erano più bassi e la qualità migliore, ma tutto, legato all’orario e alla quantità che si esauriva in mattinata. L’incubo di questi ambulanti era però una giardia municipale che usava acquistare esibendo una banconota da diecimila, pretendendo il resto per due “mazzi” di lattughe. Qualcuno furbescamente aveva annotato il numero di serie e giura che la banconota fosse sempre la stessa. Oggi si compra con l’indicazione geografica, la frutta di stagione si trova tutto l’anno, l’aglio cinese ha soppiantato quello di Sant’Alfio, ma nessuno ci puo’ fare ritrovare “i pira don santu”, “i pruna regina” ,”i fichi de’ terri ianchi”, “i pumma cola”, “i pira paradisu”, “i pira faccibedda” vere delizie e dolcezze rubate al nostro palato. Saro Pafumi.
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