“Mi dia pure il francobollo per l’affrancatura”, gli disse, in uno stentato italiano, il turista straniero all’esercente che gli aveva venduto la cartolina illustrata. “ Mi spiace, non ho la licenza per i francobolli. Provi in tabaccheria o direttamente alla posta”. “ Se è così, si tenga pure la cartolina, non ho che farmene” ribatté il turista. La mancata vendita di una cartolina illustrata in un negozio a vocazione turistica non incide sicuramente sul bilancio, ma certamente nuoce alla sua immagine.
E’ quanto accade, con puntualità quotidiana, nei negozi di souvenir a Piano Provenzana ( ma non soltanto qui: accade ovunque) i turisti alla ricerca di un ricordo da portare agli amici, smarriti e disillusi per l’evanescenza delle strutture ricettive, finiscono con l’accontentarsi di una cartolina illustrata, unico segno tangibile della loro fugace presenza sull’Etna. Anche questo economico, innocente souvenir trova difficoltà ad essere smerciato sull’Etna, perché ad un turista straniero non riesce comprensibile che la cartolina si dissoci dalla sua naturale affrancatura. Anche volendo, l’esercente trova difficoltà a munirsi di francobolli, intanto perché vendendoli contravviene alla legge e poi perché in caso di controllo dello scontrino fiscale sullo stesso dovrà mancare per forza di cose l’importo dell’affrancatura. ammesso che l’esercente volenteroso la fornisca.
Qualcuno potrà obiettare: “ Ma come viene in mente di sollevare un problema così irrisorio, a fronte della montagna d’evasione fiscale che in ogni angolo del Bel Paese si consuma con quotidiana puntualità?” Per la semplice ragione che il controllo fiscale è facile, serrato e continuo con chi raccoglie le molliche del lavoro quotidiano e non con chi conosce i più reconditi meandri per aggirare le norme. Ne sano qualcosa le centinaia di migliaia d’esercenti al minuto che s’imbattono nei rigori della legge. Provate a chiederglielo.
Pubblicato su La Sicilia il 15.09.2010
Saro Pafumi
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