Un turista incontrato per caso mi chiedeva cosa volessero significare i tanti cartelli collocati nel parco dell’Etna sui quali ben visibile spiccava la scritta: “ Qui la natura è protetta”, se cumuli di rifiuti erano sparsi qua e là. Non nascondo che ho tardato a dargli una risposta, perché il mio imbarazzo sovrastava i rifiuti stessi tra i quali era sepolta la mia dignità di cittadino di questa terra. Cercavo com’è nostra abitudine, quando mancano le giustificazioni a sostegno, di sorvolare sull’argomento, quand’è che una mandria di vacche ci attorniò quasi a volere anch’essa partecipare alla discussione, come fanno gli umani, spinti dalla curiosità di sapere, Approfittai di quella (per noi) familiare rassegnata presenza, per tentare di dare una plausibile giustificazione a quei cartelli, ma soprattutto al termine “natura”. Così, col piglio di chi vuol dare il meglio di se stesso, provai a spiegargli che “la natura” è l’insieme degli esseri viventi e delle cose “il creato” e come tale opera di Dio “mondezza e vacche comprese”. “Non possiamo, noi umani, separare il superfluo, dal necessario; il vegetale, dall’animale; l’ordine, dal caos; la giustizia, dall’iniquità; la generosità, dall’avarizia; la mondezza, dalla pulizia; le vacche dalle persone; piuttosto, cerchiamo di conviverci… “L’ordine, la disciplina, la pulizia”, aggiunsi, “sono concetti egoistici e personali che collidono con chi non li osserva o non li fa osservare. Non c’è traccia nei dieci comandamenti, perché non sono “ordini” ma “convenzioni sociali” che ogni popolo elabora a suo piacimento” “ Ma non avverte il fetore o l’offesa alla vista che questi cumuli d’immondizia emanano, in contrasto con le gialle e odorose ginestre fiorite in questa stagione?”provò ad obiettare il turista, per nulla convinto delle mie tesi. “Vede”, aggiunsi, “Lei esalta il bello e disprezza il brutto, apprezza il profumo e disdegna il puzzo, ma se non disponesse di un confronto tra due diversità, non potrebbe esprimere un giudizio di valore”. Se ne ritorni a casa portando con sé quanto di bello ha trovato in questa nostra isola. La monnezza, le vacche, l’indisciplina le lasci a noi convinti che con loro si può convivere. Degli uomini che ci abitano vorremmo privarci, ma il Buon Dio è alla ricerca di un sito dove accoglierli”.
“Buon giorno Padre” pronunziò con naturale gentilezza il turista incontrato per caso, convinto che io appartenessi a qualche sconosciuto, singolare ordine religioso. Salutandolo gli porsi un racemo di odorosa ginestra e aggiunsi: Questo è Sicilia, il resto è siciliano, se ne ricordi!”.
Pubblicato su La Sicilia il 17.07.2010
Saro Pafumi
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