giovedì 4 luglio 2013

I Domenicani a Linguaglossa

Sarà perché sono affetto da nostalgia, intesa non come dolore del passato, ma come angoscia del presente, che mi è difficile rassegnarmi all’idea che la Casa San Tommaso, più nota come Collegio dei PP. Domenicani di Linguaglossa, sia lasciata al suo destino. Un’opera imponente, realizzata grazie alla caparbietà dei Padri fondatori e con l’ausilio economico dei nostri compaesani emigrati, che hanno creduto e voluto l’opera. Per circa mezzo secolo fucina di cultura e di educazione civica, dove l’insegnamento era una missione e l’apprendimento, un privilegio. Due generazioni di giovani, che ivi hanno trovato le loro radici culturali, in cerca di mete, che i più hanno realizzato con successo. Poi, col declino culturale delle sue origini, seguì un languido tentativo di conversione in attività residenziale, camuffata da iniziative pseudo turistiche, fino a diventare il sepolcro di se stessa, quale oggi è. Purtroppo il destino dell’’ex Collegio, appartenente all’ordine dei PP. Domenicani, è in quel di Napoli, nelle mani di chissà quali organi decisionali. Il disimpegno culturale, affettivo e materiale in cui oggi versa l’opera non è solamente la premessa della sua ineludibile distruzione, ma il tradimento dello spirito che l’ha originata. L’attuale chiusura del plesso suona offesa ai Padri fondatori, a quanti hanno contribuito a realizzarla, ai maestri di vita che vi hanno insegnato, ai tanti giovani che ivi si sono forgiati culturalmente, alla cittadinanza di Linguaglossa, al territorio circostante, allo stesso Ordine Domenicano, che in San Tommaso d’Aquino ha il proprio dottore della Chiesa. Poiché il decorso del tempo, congiunto al disinteresse, non è elemento di conservazione, ma di distruzione, sarebbe giudizioso che Linguaglossa, rappresentata dalle sue autorità, facesse sentire la sua voce. Questo grido angosciato, di chi ivi ha forgiato la sua formazione di vita, lo devo prima ancora che a me stesso, ai miei insegnanti, alla loro memoria, al loro sacrificio. Mi consolerebbe vedere aperta anche solamente una delle tante finestre che si aprono sul cortile del Collegio. Immaginerei che al suo interno vi scorra ancora la vita, scacciando l’idea funesta che oggi vi alberghino solamente i fantasmi del passato. Pubblicata su La Sicilia il 04.07.2013. Saro Pafumi.           

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