Non passa giorno senza che Bersani non rimproveri al centro destra, in primis a Berlusconi, la responsabilità di avere depennato il reato di falso in bilancio. Le ultime vicende legate al MPS ne sono la dimostrazione. Opinione rispettabilissima e moralmente ineccepibile, quella di Bersani. Stante il maniacale interessamento di Bersani verso questa forma di reato, la pratica di ricorrere al falso in bilancio dovrebbe essere una prassi molto diffusa e per nulla trascurabile. Sarebbe interessante conoscere, però, chi ricorre a questa pratica. Una recente frase pronunciata da Bersani fa presagire risvolti inquietanti. A proposito del presunto “buco” nel bilancio del 2013, Bersani accusa Monti di avere presumibilmente nascosto “la polvere sotto il tappeto”. Una metafora, quella di Bersani, dietro la quale si nasconde il sospetto di conti truccati dello Stato, ossia di falso in bilancio. Se vere queste illazioni, è da chiedersi: che rilevanza può avere il falso in bilancio di un’impresa, piccola, media o grande, se è lo Stato che per primo ricorre a questa prassi? Si dice: “ U pisci feti da testa”. Un bell’esempio sarebbe, pertanto, se Bersani, una volta al governo, scoprendo i conti truccati nel bilancio dello Stato “mandasse in galera” il titolare del ministero dell’economia. Ciò non avverrà mai perché “ infame” non è solo il mafioso che denunzia altro mafioso, ma anche il politico che fa altrettanto col politico. Certe regole di costume hanno la forza di travalicare steccati insormontabili, quando è il bene o la salvezza comune che li unisce. Saro Pafumi
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