sabato 2 marzo 2013

Pensionati emigranti

• “I popoli che abbandonano la propria terra sono condannati alla decadenza” Una frase di Mussolini, che qualcuno dice d’ispirazione dannunziana. Comunque sia c’è del vero in quest’affermazione terribilmente attuale. Una nota trasmissione televisiva denunziava la scelta di molti pensionati che hanno deciso di trasferirsi dall’Italia, per esempio in Tunisia, non per ragioni turistiche, bensì economiche, laddove una sia pur magra pensione consente un menage quotidiano sereno e accettabile. Se ai molti giovani che hanno già abbandonato l’Italia o si propongono di farlo, aggiungiamo i pensionati, una categoria mai sfiorata dal desiderio d’emigrare, “la decadenza” è dietro l’angolo e con essa la desolazione di un territorio, al cui interno rimane la solitaria, forzata massa dei cassaintegrati, ai quali nemmeno la possibilità di espatriare è data. Quell’amara riflessione unita alla speranzosa esortazione di non abbandonare la propria terra, può non piacere per la fonte che l’ha ispirata, ma è terribilmente ammonitrice sulle negative conseguenze di una simile scelta. Nell’animo del pensionato costretto a emigrare non c’è la fiduciosa attesa del giovane emigrante, bensì la consapevolezza di una fiducia tradita, l’amarezza di un esilio anche se liberamente scelto. Sembra ascoltare le accorate parole del Manzoni: “ Addio, monti sorgenti dalle acque, ed elevate al cielo, cime inuguali note a chi è cresciuto tra voi… Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!” Vorrei che l’amarezza di questi versi non sia il canto nostalgico del pensionato-emigrante, ma il grido straziato dei politici, ai quali riserverei la sorte di abbandonare il proprio paese, o di viverci tra le stesse ristrettezze riservate ai pensionati.


• Pubblicato su La Sicilia il 02.03.2013. Saro Pafumi.

Nessun commento: