Inconsapevolmente, giorno dopo giorno, conquista dopo conquista, stiamo creando un nuovo modello di schiavitù: silenziosa, subdola, pseudo appagante, ma perciò stessa perniciosa, limitativa della volontà umana. Essa si annida nel confine sempre più indistinguibile tra scienza e tecnica. Le varie invenzioni tecniche hanno avuto come obiettivo la conquista di un migliore benessere umano. Siamo certi che molte di queste invenzioni hanno centrato lo scopo o hanno originato una nuova schiavitù? L’auto, il cellulare, la TV, per fare alcuni esempi, hanno sicuramente il sapore di nuove conquiste, ma col tempo e con le abitudini distorte dal cattivo uso hanno generato una nuova forma di schiavismo che non nasce dall’imposizione di “qualcuno”, ma dal rendere indispensabile l’uso di “qualcosa”. La moderna schiavitù si è interiorizzata: nasce non più come atto impositivo di qualcuno, ma per intimo convincimento che ci rende schiavi del nostro modo d’essere, agire o pensare. E’ l’esempio distorto dell’uso dell’auto, per esempio, che, da mezzo di lavoro o di trasporto, ha finto con l’essere una protessi applicata al corpo umano; è l’esempio maniacale del cellulare o di tenere la TV accesa anche senza vederla o ascoltarla. Quando la tecnica esaurisce il suo compito di agevolare, favorire, alleviare, per invadere la sfera dell’uso parossistico, attingendo la radice del cervello, un virus letale lo comprime, lo plasma, lo condiziona, adattandolo alla nuova emergenza che, invece di assecondarlo, lo reprime, lo condiziona, lo schiavizza. In queste condizioni l’uomo finisce di essere soggetto di se stesso, per diventare schiavo delle sue abitudini, manie, ossessioni. Il che determina dipendenza che, a sua volta, genera sforzo, sacrificio pur di assicurarsi quanto è indispensabile al suo essere. In questa conquistata, novella schiavitù umana non c’è denaro che basti. E poiché la tecnica si rinnova con la velocità del fulmine, anche l’adattamento comportamentale segue lo stesso ritmo, col risultato che ogni ritardo nel conseguirlo crea disagio, delusione, infelicità. E così il desiderio diventa esigenza, l’esigenza necessità, la necessità, schiavitù. A un migliore finto benessere corrisponde un altrettanto reale disagio economico o psichico. Abbiamo rotto le catene della schiavitù vera, per soggiacere a quella della tecnica che quotidianamente ci condiziona.
Pubblicata su La Sicilia il 03.08.2012. Saro Pafumi
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