giovedì 25 novembre 2010

Piano Provenzana, tra giochi, ripensamenti e tentennamenti

Ho letto la lettera del Presidente della Star pubblicata su questa rubrica il 21 corrente che, nell’intento dell’estensore, “doveva” fare chiarezza sul ritardo degli impianti a Piano Provenzana. L’unica chiarezza che affiora dalla lettera è la certezza che quest’anno non si scia. Nulla che non si sapesse. I motivi del ritardo? La solita burocrazia. Ormai, quello della burocrazia è un refrain che si porta cucito addosso come un vestito Questa verità di facciata, confessiamolo, non convince nessuno: non gli stessi attori o protagonisti della ricostruzione ( Enti, Comuni, Società, privati interessati), né la popolazione di Linguaglossa e ancor di più quell' innumerevole schiera d’appassionati, operatori turistici e commerciali che sperano nella montagna. Otto anni sono trascorsi dagli eventi calamitosi del 2002: un’eternità! Risultato: la neve continua a cadere candida coprendo il nulla. Otto anno sono trascorsi: le carte continuano a svolazzare tra un Ufficio e l’altro, come foglie morte sospinte dal vento dell’incuria. Otto anni sono trascorsi: i fatti sono parole; le idee, speranze; le promesse, lusinghe. In una mia pubblicata sull’argomento avevo scritto: Uscire dall’ambiguità. Il messaggio non è stato accolto, né poteva esserlo, perché giocare a carte scoperte non è diplomatico. Nella ricostruzione di Piano Provenzana, perciò, ha fatto capolino il politichese, il, messaggio cifrato o se volete il gioco del cerino. Di questo si tratta.
“La ricostruzione” è diventato un gioco. Tra temporeggiamenti, rimbalzi, ricatti, tentennamenti, interessi, economia e politica “la burocrazia” è uno jolly che ciascuno spende al momento opportuno. La burocrazia non è solo pedanteria delle forme, eccesso di potere; è anche tattica, temporeggiamento, sfiancamento, che in gergo militare si definisce “guerra di logoramento”. Nella ricostruzione di Piano Provenzana “le parti” si fronteggiano. E mentre “le parti” si studiano, il tempo passa. Intanto, l’Etna ribolle nervosamente. Delusa delle defatiganti azioni umane o perché smaniosa di colpire chi la priva del richiamo del suo fascino?
Attenti, operatori, promotori, attori e registi di questa ricostruzione-farsa: non giocate con i tempi perché l’Etna ha i suoi cicli, ed è imprevedibile. Se passa troppo tempo dalla progettata ricostruzione, un suo risveglio non è detto che non azzeri anche la speranza. Sono trascorsi otto anni: un’eternità. Il vulcano, intanto, rumoreggia. Sono segnali di pace o di guerra?
Pubblicato su La Sicilia il 25/11/2010
Saro Pafumi

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