domenica 14 novembre 2010

Il vacanziere domenicale a "sbafo"

Il marito:“ Ah mogghi! dumani abbessa i picciriddi ca ninni jemmu a cogghiri quattru coccia ‘i castagni”.
La moglie: “ E unni?, oh maritu!
Il marito: “Unni jemmu l’annu scorsu, ‘ndo zu stranu. Anzi, nun ti scurdari ‘i purtari ‘na triina ‘i burzi””
Questo, pressappoco, il programma del sabato sera di una coppia tipo per trascorrere la mattinata della domenica successiva. “ U zu stranu” per chi non lo sapesse è un parente immaginario, una specie di benefattore anonimo che ha la sventura di possedere un terreno coltivato e con un bell’albero di castagne della qualità “ marrone” che attira l’interesse del vacanziere domenicale, così detto “a sbafo”.
Se il proprietario dovesse per buona o mala sorte imbattersi in lui, la sua sfrontatezza non ha limiti: “tri burzi ‘i castagni” a sentir lui, sono: “ quattru coccia, pi picciriddi ca si passunu u tempu” . Guai a far scivolare il discorso sul serio o minaccioso com’è accaduto ad un mio amico che si è sentito chiedere il certificato catastale, il titolo di proprietà e la carta d’identità come farebbe un poliziotto che ti chiede: libretto e patente.

La presenza del vacanziere domenicale a sbafo è più diffusa di quanto si possa immaginare.
In genere è un tizio sicuro di sé che parte da casa, con famiglia a seguito, alla ricerca di un passatempo che non deve costare nulla, o per trascorre una giornata senza spendere il becco di un euro. Le strategie sono risapute, ma è sull’elemento della sorpresa che fa affidamento. In un bar, per esempio, approfitta della confusione, ordina con decisione, consuma e al momento di pagare sgattaiola con nonchalance. Se l’esercente dovesse accorgersi, puoi giurarci che la risposta è: “ Scusassi, ma non pajau me mogghi? Oppure ” Scusassi, ma non paiau me maritu?” Secondo ruoli e accordi ben definiti, collaudati dall’esperienza.
In qualche posto c’è scritto: “ Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione…..” Non so se per dimenticanza o deliberatamente non si fa riferimento ai dialetti.
Forse è in questo elemento fonico- linguistico che esistono le differenze?
Pubblicato su La Sicilia il 15.11.2010
Saro Pafumi

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