domenica 7 gennaio 2024

Don Vittorio e la moglie chiacchierona.

 

Don Vittorio e la moglie chiacchierona

Il suo negozio era appena a pochi metri da casa mia, vicino alla sacrestia. Nessuna insegna che ne segnalasse l’esistenza, essendo l’unico a vendere il petrolio a minuto. Mia madre mi mandava a comprarlo per rifornire i lumi, che, a quell’epoca, erano una fonte di luce, quando, troppo speso, la corrente mancava. Il negozio era gestito da don Vittorio e la moglie, che madre natura aveva messo insieme, anche se non avevano nulla in comune. Il primo, discreto e taciturno, com se covasse dentro di sé chissà quali sogni o segreti, o forse un tarlo, che, inflessibile e spietato, più tardi, lo avrebbe divorato. La moglie era una chiacchierona, che approfittava dell’ingresso del cliente, per sparlare di qualche paesano, di cui elencava i molti difetti. Un vero tritacarne o valente giocatrice di carambola. Perché avere la stecca in mano (il metro del giudizio), il piano di gioco (la società paesana) e una palla (la persona presa di mira), con esse faceva il gioco delle quattro sponde. Eccelleva nell’ambito del sortilegio, che esercitava per neutralizzare chissà quali mali. Se fosse vissuta al tempo dei romani l’avrebbero chiamata Erodiade, raffigurandola con una grattugia in mano, intenta a spargeva sale su tutto ciò che la circondasse. Dirimpetto al negozio di don Vittorio, altro esercente esponeva di solito la stesa mercanzia, per cui la concorrenza era spietata Tutte le volte che un cliente preferiva il dirimpettaio, “Erodiade” spargeva sale lungo la strada, per neutralizzare il successo del concorrente. L’interno del negozio poteva definirsi l’anticamera dell’inferno. Quasi sempre al buio, il risparmio era d’obbligo, o illuminato, si fa per dire, da una lampada di dieci Watt. Le mercanzie esposte erano poche, oltre al prezioso petrolio, che teneva in un angolo buio del retrobottega, dove non si sa come riuscisse a misurare la quantità da vendere, l’altra mercanzia era costituita da: lampadine, stoppini, e tubi in vetro per lumi, bicchieri, assieme a bottiglioni damigiane e ‘quartare’, articoli, questi ultimi, in comune con l’odiosissimo concorrente. Don Vittorio in paese era conosciuto anche per altre storie. Si raccontava che fosse stato un valente insegnante d’inglese, la lingua dei britannici, assai rara per quei tempi. Il perché fosse ‘caduto in disgrazia’ non è noto. A me ragazzino importava portare a casa il petrolio, che serviva a mia madre o farmi quattro risate quando, uscendo, la moglie mi precedeva, spargendo sale sulla strada, quando un cliente aveva acquistato dal dirimpettaio. Nonostante la povertà del negozio, molto diffusa a quei tempi e la scarsa offerta, don Vittorio riusciva a mantener la famiglia e a condurre una vita dignitosa, coadiuvato dalla moglie che rappresentava, per il suo carattere, l’elemento più interessante dello strano sodalizio, se è vero che era quest’ultima a caratterizzare l’esercizio con la sua lingua ‘taglia e cuce’, una vera dote, in un paese, dove di pettegolezzo si vive e non si acquista come il petrolio di don Vittorio.

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