martedì 31 gennaio 2012

Io non ci sto


Statene certi, non appena saremo passati a miglior vita, qualunque siamo le colpe commesse, tutto ci sarà perdonato su questa terra. Basta vedere passare un funerale, apprendere la morte di qualcuno, perché i nostri giudizi, prima severi e intransigenti sul defunto, subiscano una conversione. Una resipiscenza postuma che tutto condona o sana. E’ bastato che Oscar Luigi Scalfaro, emerito e discusso presidente della Repubblica ci lasciasse, perché l’intero mondo politico, compresa la parte che lo aveva criticato e osteggiato, tessesse le sue doti. Del resto le lapidi nei cimiteri sono piene di elogi dei defunti: uomo integerrimo, sposo fedele, padre esemplare, gli aggettivi più gettonati, anche se in vita era stato tutt’altra cosa. E’ una “promozione”, se volete un’autoassoluzione, che l’uomo riserva a se stesso, un’anticipazione della misericordia divina se e in quanto ci sarà. La motivazione psicologica di siffatta postuma generosità, verso persone non meritevoli di elogi si riduce nella triste, impietosa constatazione: “ u mortu è mortu, paci all’anima sua” che tradotto nel nostro intimo inconfessabile linguaggio vuol dire: “ Era ora! meglio così” Personalmente detesto questa diffusa ipocrisia sociale e salvo casi di effettivo, concreto e pubblico pentimento da parte del “trapassato” se un individuo è stato “ fitusu” in vita, tale, per me, rimane dopo la sua morte, salvo s’intende il giudizio riservato alla Provvidenza, sul quale per ragioni d’incompetenza non mi esprimo. A questa diffusa ipocrisia, per dirla alla Scalfaro: “ Io non ci sto!”
Pubblicata su La Sicilia il 01.02.2012. Saro Pafumi

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