martedì 10 gennaio 2012

Stato, evasione fiscale e cittadini

A sentire Monti, le mani in tasca dei cittadini sono quelle degli evasori. Faccio bene io che in tasca tengo pochi spiccioli. Il problema, però, è come difendersi da Monti che in fatto di tasse ci ha messo col culo a terra. La giustificazione Monti l’ha bella e pronta. Siccome ci sono gli evasori che non pagano le tasse, tocca agli altri pagarne di più. Un sillogismo che non fa una grinza. Che si potrebbe sostituire con un altro sillogismo: Poiché gli evasori non pagano le tasse e lo Stato le chiede a me, io cerco di pagarne il meno possibile. Nell’uno e nell’altro caso, si torna al punto di partenza cioè all’evasione, con l’aggravante che gli evasori raddoppiano. Proprio così, perché c’è l’evasione per diletto e l’evasione per necessità. Nessuno, infatti, riuscirà a convincermi che quello che non pagano gli altri devo farlo io. Oggi la tassazione di un’impresa si aggira intorno al sessanta percento, il che significa che con lo Stato sono socio di minoranza, con la differenza che lavoro, rischi e sacrifici sono a mio totale carico. Poiché questo tipo di “società coatta e sperequata” non mi conviene, cerco di difendermi. Potrei dire allo Stato: “Prenditi la metà dell’utile che realizzo, perché con l’altra metà ci devo vivere io e la mia famiglia”. Da quell’orecchio lo Stato non sente. Socio di maggioranza è e tale vuole restare, perché quei dieci percento che pretende in più da me, non riesce a incassarlo dagli evasori veri. Questo modo di chiedere al mio paese si chiama “pizzo”. Il pizzo è definito: “ Una forma di attività praticata dalla mafia che consiste nel pretendere il versamento di una percentuale sull’incasso da parte dell’imprenditore o negoziante, in cambio di una supposta protezione dell’attività”. Ora sostituite alla parola “ mafia” contenuta nella definizione la parola “Stato” e alla parola “ protezione” “evasione” che lo Stato non riesce a combattere. Dove sta la differenza? La condizione che le accomuna è la totale antigiuridicità della condotta “estorsiva”, si chiami Stato o mafia. Di fronte a questa condizione d’ingiustizia sociale il cittadino si difende e l’arma dell’evasione, cioè della sottrazione di una parte del reddito prodotto diventa una necessità. In questa giungla umana e sociale in cui è difficile distinguere il vero dal falso, la legalità dall’illegalità, la giustizia dall’ingiustizia, lo Stato dalla mafia, ciascuno affila le armi che ha a sua disposizione. E ‘ una condizione tragica di sopravvivenza per non rimanere stritolati da chi è più forte o più inetto. In attesa di tempi migliori, cioè della sconfitta dell’evasione fiscale, rimanere “armati” è un diritto civico.Pubblicata su La Sicilia il 12.01.2012.Saro Pafumi

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