mercoledì 25 gennaio 2012

Siamo in guerra

Non tutti sanno o pochi percepiscono che siamo in guerra. Una guerra non tradizionale fatta di trincee, bombe e carri armati, ma di spread, pil, articolo diciotto, pseudo liberalizzazioni sotto l’egida di una bandiera con scritto: “Rigore, Sviluppo, Equità”. Il problema è che l’esercito, ossia il popolo combatte (per la sopravvivenza), ma il Comando manca, arranca, in attesa di ordini che dovrebbero venire dal Quartiere Generale di Berlino e dalla Borsa. Delle tre parole scritte sulla bandiera, solo il Rigore è stato attuato, di Sviluppo nemmeno a parlarne, solo “una supposta” che gli Italiani non han gradito. Basta dare una sbirciatina al testo sulle liberalizzazioni che, di fatto, ha liberalizzato quello che era già libero, omettendo di decidere sulle questioni essenziali (Banche, assicurazioni, Compagnie petrolifere), perché quando si tratta d‘incidere su questi poteri, essi non ricorrono ai forconi, cari alla plebe, ma alla “ moral suasion” che, si badi, non è una forma di “persuasione morale”, come si crede, ma un’arma di ricatto caricata a pallettoni imbottiti di sporco denaro. Quanto all’Equità, è un’antica utopia che l’uomo si trascina appresso dalla notte dei tempi che l’evoluzione linguistica ha mutato in Equitalia, che non è una virtù, ma l’emblema della sopraffazione, della vessazione, dell’usura. Il prof. Monti con in mano il vessillo tricolore con su scritto “Rigore, Sviluppo, Equità” grida: “ Non toccate il decreto!” dimenticando di consigliare agli Italiani “di toccarsi qualche altra parte”. perché in questa turbolente, difficile, confusa fase economica “gli scongiuri” sono d’obbligo e aggrapparsi a essi è ciò che rimane.
Pubblicata su La Sicilia il 25.01.2012. Saro Pafumi

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