domenica 26 novembre 2023

Linguaglossa ieri,oggi,domani

 

Linguaglossa, ieri, oggi, domani.

È da quando sono nato che sento ripetere: Linguaglossa è adagiata in una valle, circondata da colline.

Si dimentica, però che se lo sguardo volge là ove sorge il sole, esso ci appalesa l’infinito azzurro del mare. A ben vedere più che assediata da colline, sembra accarezzata dall’abbraccio premuroso di una madre. Una verde posizione,che tra tornati e discese degrada lievemente verso il mare, dove, felice, riversa i suoi profumi e i suoi colori. A ovest lo sguardo arcigno dell’Etna ci ricorda che sta lì da sempre, camaleontico, nero, bianco, o di fuoco, che, emerso dagli abissi, sembra disegnato dalle magiche pennellate di un pittore, dove cielo, fuoco, neve e mare si fondano senza confini.

In questa minuscola conchiglia qualcuno a suo tempo pensò di fondare Linguagrossa e Madre Natura la vestì di pini, regalandole il verde della speranza, profumato di resina che ricorda il sacro incenso. L’acre odore del tempo l’ha resa più bella, quale oggi è: una piacevole sorpresa per chi tardivamente la scopre. 

Linguaglossa non è nata dalla bizzarria di un occasionale tocco magico, essa è stata generata dal lavoro di mille braccia, dal sudore della fronte di arsi uomini, che, sole o pioggia, vento o neve hanno costruito chiese, case, incantevoli verdi pubblici, alzato muri, dissotterrato pietre, sradicato e piantato alberi, raccolto o perduto frutti in una perenne altalena di gioie e dolori.

Basta guardare le colline che la circondano, dove i terrazzamenti, per trattenere lembi di terra strappate ad alture scoscese, sembrano giochi di bambini che la fatica ha reso adulti. Da qui si sente, talvolta, il feroce ruggito di altre comunità vicine che non le somigliano nel corpo, né nel carattere Un luogo da cui, nelle notti insonni, poter contare le stelle, una a una, che non sono lontani punti luminosi, ma compagne di vita, ciascuna col suo nome.

Qui la luna con la sua gobba ora a levante, ora a ponente si mostra in cielo dall’alba al tramonto, anche quando la luce del giorno le dona la trasparente spiritualità di un’ostia incollata in cielo Qui le campane delle chiese hanno il suono della voce amica, perenne, immutabile, inconfondibile.  Qui le strade non sono vie di comunicazione, ma appendici delle nostre dimore, dove ogni zolla di terra ha l’impronta dei nostri passi, lenti o spediti, talvolta perduti. Qui dove il profumo della terra non cambia mai. Qui dove la nebbia nasconde le cose lontane, ma esalta la luce del lampione che opaca mi giunge a rischiarare il melo cotogno che in quest’autunno lambisce la mia finestra con i suoi frutti d’oro.

Linguaglossa si può amare o odiare, mai dimenticare. Perché scorre nelle nostre vene. Qualcuno dice che in terra un luogo ideale non esiste. Peccato che i suoi passi non abbiano lasciato impronta su questa terra.

 

 

 

 

 

 

 

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