martedì 14 novembre 2023

C'era una volta l'arte della vendemmia

 

C’era una volta l’arte della vendemmia.

Leggo con attenzione quanto sta succedendo nel mondo della viticoltura siciliana e in particolare nella zona etnea, dove sono nato e cresciuto. Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che la coltivazione della vite era fonte di sostentamento familiare e come tutti i ragazzi d’allora seguivo le vendemmie con lo spirito di chi giovane s’innamora delle tradizioni locali e ne ricorda con amore lo svolgersi. Nasce spontanea pertanto la differenza con cui una volta si svolgevano le vendemmie e quelle di oggi. Allora chi vinificava non conosceva la figura dell’enologo e l’unico strumento a disposizione del viticultore era il mostimetro col quale si rilevava il grado zuccherino del mosto, indice di quello alcolico che ne sarebbe derivato. Non esisteva l’imbottigliamento e il mosto era conservato nelle botti, per poi, diventato vino, venduto all’ingrosso. Oggi La vinificazione è diventata un’industria, la coltivazione della terra affidata a mezzi meccanici e della vendemmia di una volta sono rimasti scoloriti ricordi. .Abbiamo sostituito la ragione alla poesia,la scienza al sentimento, l’amore per la terra al suo massimo sfruttamento. Confesso che mi manca quel mondo, l’odore del mosto per le strade, il trasporto degli otri con i muli, il formicolio dei vendemmiatori per le strade di campagna , i canti e le ballate dei raccoglitori a sera, dopo un giorno di fatica, la gioia di vedere defluire il mosto dalle ‘tine’ alle botti o negli otri. La vendemmia è diventata un’attività industriale, anziché una solennità corale e il vino,tranciato il suo cordone ombelicale alla madre vite che l’aveva prodotto,’studiato’,raffinato, ingentilito, reso meno ‘villano’è diventato un’etichetta da esportare,un bene di consumo per palati più esigenti. Forse un ‘mezzosangue’ una ‘canaglia’per far soldi. Dentro quella bottiglia dall’etichetta suadente non c’è più il romanticismo di una volta, ma il realismo esasperato di oggi. Dentro quella bottiglia non c’è più don Sarbaturi e tanti come lui che pigiavano con i piedi, la testa e il cuore, ma le macchine,le astratte formule e composti matematici. Anche gli attributi per definire un vino sono cambiati. Una volta era ricorrente sentire dire: ‘Questo vino è ‘spunto’Oggi questo termine è desueto. Questa è la vita, col suo progresso e le sue infinite, ineludibili distorsioni. Guai a restare confinati nel passato. si gusterebbe il sapore ‘amarognolo’ dell’oggi. Pubblicata oggi 14.11.2023 su La Sicilia

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