martedì 6 dicembre 2011

Linguaglossa e le vicende dell'imprenditore vitivinicolo

Ho letto con interesse l’articolo pubblicato su La Sicilia del 6/12: “Imprenditore vitivinicolo di Linguaglossa. Ricevo minacce e attentati. Chiudo l’azienda” Non vorrei che le dichiarazioni fatte dall’imprenditore che tra l’altro annovero tra i mei amici, facessero passare il messaggio che “Linguaglossa” è nelle mani del rachet. Quando questi episodi accadono in una qualsiasi località, di solito non sono casi isolati, anzi rappresentano il segno di una collettività vittima di fatti criminosi che in taluni casi determina una metastasi inarrestabile. Le cose nel caso in esame sono leggermente diverse e le vicende dell’amico imprenditore devono inquadrarsi in episodi squisitamente personali che non riguardano l’intera comunità in cui i fatti hanno avuto origine. Il caso denunziato, oggetto per altro d’indagini giudiziarie, è certamente da qualificare come indegno e da condannare, per il quale si esprime la più ampia solidarietà al soggetto offeso, ma attenti a non qualificare il caso come endemico all’intera società. Una precisazione che va fatta non tanto a uso della collettività linguaglossse consapevole di essere estranea a ricatti malavitosi, ma della collettività in genere che dalla lettura di siffatti episodi criminosi potrebbe dedurre conclusioni avventate e non veritiere. “A ognuno le sue disgrazie”, dice un vecchio modo di dire e Linguaglossa ha quelle che l’Etna periodicamente le riserva. Ci bastano e ci avanzano queste, le altre per fortuna non ci appartengono. Pubblicata su La Sicilia il 07.12.2011. Saro Pafumi

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