venerdì 16 marzo 2012

Ancora sulla cremazione

Cito a memoria un aforisma del filosofo svizzero H. F. Amiel: “ Capire è difficilissimo; farsi capire è una smisurata ambizione”. Scrivendo su questa rubrica a proposito dell’uso della cremazione, chiedevo prima a me stesso e poi ai lettori di conoscere quali sarebbero potute essere le ragioni che spingono alcune persone a fare ricorso a tale pratica. Non le ragioni di carattere religioso, bensì quelle semplicemente umane e sociali. Ho letto affermazioni generiche ( è stata la volontà del defunto) o motivate da ragioni di spazio ( i prossimi miliardi di morti dove li mettiamo?) o particolarmente irritate ( ognuno è libero di fare le scelte che vuole). Le mie considerazioni erano rivolte a sostenere, opinione personalissima, che la cremazione è un atto di violenza sui resti del povero defunto e spiegavo le sommesse ragioni che m’inducevano a definire “violenza” l’atto della cremazione. Che il corpo dopo la morte si decomponga nessuno lo mette in dubbio. Ma una cosa è la decomposizione del corpo per cause naturali, ben altra cosa lo è “artificiosamente”. Poiché viviamo in un’epoca in cui ciascuno è o vuole essere padrone del proprio destino perché non pensare oltre alla cremazione anche al “compostaggio?” Se si potesse scegliere cosa fare del proprio corpo dopo la morte propenderei per “il compostaggio”. Un processo biologico aerobico che trasforma la materia in concime organico. Ognuno potrebbe scegliere il fiore o la pianta da fertilizzare. Si avrebbe, almeno, la certezza di rinascere secondo le sembianze scelte: rosa, cactus, ulivo, sequoia o perché no un bel cavolo che mangiato si riconverte in concime, secondo il principio che in natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Il rispetto delle salme si è formato del resto con quel processo evolutivo che ha condotto alla formazione dell’Homo sapiens. Se si vuole fare un passo indietro basta eliminare i cimiteri e con essi la memoria stessa dei defunti o diventare cinesi ( già lo siamo nel mangiare, nel vestire e nel camminare) che nell’arco di vent’anni’ vogliono abolire tutti i cimiteri.
Pubblicata su La Sicilia il 16.03.2012 Saro Pafumi

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