venerdì 12 aprile 2024

Le cantilene dei vecchi carrettieri

 

Le cantilene dei vecchi carrettieri

 

Quando nel dopoguerra le auto non raggiungevano la diffusione di oggi, il trasporto delle merci avveniva con i carri e di notte era frequente ascoltare per le polverose, solitarie strade le cantilene dei carrettieri, che si accompagnavano allo zoccolio dei cavalli. Io, che a Linguaglossa abitavo nella piazza principale  del paese, ascoltavo volentieri, da bambino, le cantilene dei carrettieri di passaggio.

Un canto, prima lontano e lieve, che aumentava di tono all’avvicinarsi, fino a mescolarsi con lo zoccolare del cavallo e lo sferragliare cadenzato del carro, per poi dissolversi in lontananza, fino a spegnersi nella tristezza della notte.

 Spesso mi alzavo per vedere nell’oscurità della notte il carro che giungeva, appena  rischiarato dalla fioca luce di un’oscillante lampada a petrolio e porgevo attento il mio orecchio per afferrare quei pochi versi che mi tingevano il cuore di mestizia. 

“Tira cavaddu miu, tira e camina/. L’ura è tarda e la strada è luntana/. Lu suli mi cuddau arreri ‘na spina/’ ‘ndu straduni di la nostra <chiana>/. Ci curpa cu sunau l’Avimmaria/, ca ancora menzannotti è/. Lu scrusciu di la rota e la catina/ cumpagni sunu di sta vuci paisana”/.

Quando nella lontananza la cantilena lentamente si spegneva e la luce della lampada diventava una tremante fiammella, quel canto trascinava seco la mia anima sul carro di quel “disgraziato”, che della notte era compagno, mentre anch’io ripetevo tra le calde e comode lenzuola del mio letto: “ Tira cavaddu miu, tira e camina…..”

 Poi mi scioglievo nel sonno, ma quel canto struggente e lamentoso, accompagnato talvolta dallo sbuffare iroso del cavallo, continuava a riempire l’oscurità di altre strade fino all’alba, quando il sonno del carrettiere, stemperato dal canto, faceva largo ad altra fatica giornaliera.

Tratto dea “Racconti sera” di saro pafumi

 

 

 

 

 

 

 

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