domenica 10 settembre 2023

Su quel treno per Shin-Osaka

 

Su quel treno per Shin-Osaka.

Oggi, trasportato sulle ali della fantasia, ho preso posto sul treno per Shin-Osaka, per un simbolico viaggio nella mia vita. Non è di tutti i giorni viaggiare oltre cinquecento km l’ora, su un cuscinetto d’aria. Nel vagone, dove mi trovavo, unico compagno, ’ il tempo’. Un personaggio indefinibile, in doppiopetto nerofumo, come il suo umore inespressivo. Nessuna smorfia sul suo viso, né un battito di ciglia. Un immobile manichino di cera, incapace di provare o veicolare emozioni. Senza cuore, né anima. Sedevo con le spalle rivolte al senso di marcia,forse per l’innata paura di essere proiettato in avanti in caso di violento arresto forzato. Una scomoda posizione che non mi consentiva di vedere il paesaggio, che scorreva, risucchiato, com’era, dalla folle velocità, con cui il treno procedeva. Un’immagine sfocata e sfuggente mi giungeva, come l’ombra di un passato, che il tempo e la velocità stavano voracemente risucchiando. Una trappola o forse un mulinello, dentro il cui buco nero tutto il mio passato scompariva in appena un lampo di tempo. Ne fui terribilmente turbato. Decisi allora di guardare tutto ciò che stava avanti: il paesaggio, che scorreva rapido a velocità forsennata e si sperdeva in un orizzonte incerto e nebuloso. Solo una linea orizzontale rimaneva nella mia retina: un presente che vorticosamente si disperdeva, come il passato, testé dissolto. ‘Il passato non esiste ’, pensavo, ’il futuro deve  venire e il presente è solo una retta che separa il passato dal futuro’. Eppure il tempo esiste,era a fianco a me, anche se immobile e inespressivo, forse solo un’aspirazione del mio spirito dannato. Non mi restava, dunque, che guardare avanti, dove tutto era incerto. Non sapevo quando il treno avrebbe finito la sua corsa, quante stazioni mancavano all’arrivo. Con  quel treno avevo voluto provare l’ebbrezza della velocità,un’intensa emozione, che, poi, è la stessa con la quale la vita si consuma. Su quel treno, che volava su un cuscino d’aria,  diretto a Shin-Osaka, l’oscillazione non era prevista, nessuna maniglia, cui aggrapparsi. Il mio istinto la cercava, Non mi restava che aggrapparmi alla mano del mio compagno di viaggio ,il tempo, benché bianca,immobile e fredda,come d’avorio. All’interno di quel vagone, lui, il tempo era l’unica realtà:la presenza e l’assenza di una stessa cosa  che diventa differente ogni momento. Del resto perché avevo voluto sperimentare l’ebbrezza di un treno veloce, se non per sfidare il tempo? Adesso lo avevo a fianco e a esso mi aggrappavo perché non mi abbandonasse, per quel poco o molto che mi restava. Più il treno correva e più forte gli stringevo la mano. Mi terrorizzava ascoltare il fischio finale e sentire urlare: “Shin-Osaka, si scende”.Inorridivo all’idea che solo in quel momento finale, sarebbe stata la mano dell’impassibile uomo in doppiopetto nero fumo e inespressivo a staccarsi dalla mia, col suo unico sussulto, che accompagnava il mio ultimo respiro.

 

 

 

 

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