venerdì 1 settembre 2023

Alcune riflessioni sul Museo Messina a Linguaglossa

 

Alcune riflessioni sul Museo Messina a Linguaglossa

Con questa mia personalissima opinione non vorrei sollevare nessuna polemica, ma contribuire a cercare una dignitosa soluzione al Museo Messina. restituendolo alla sua vera, autentica vocazione. Se è vera la tesi di Sgarbi, con la sua lectio magistralis, che, nell’attuale sede del museo, Messina è un fantasma, aggiungo di mio, che tale è stato anche in vita, quando a Linguaglossa preferiva le visite notturne, forse per non vedere i visi famelici dei suoi compaesani: Non si comprende, infatti, perché il Museo debba prendere il nome di questo ‘fantasma’, giacché la sede è spoglia di sue opere, quando, invece, è il Maestro Incorpora, con le sue magistrali opere, il vero dominatore del museo, frutto dell’esclusivo impegno della sua famiglia, in termini economici e organizzativi. Questa “bolla d’aria” rappresentata dalle mancate opere dello scultore, se si escludono due/tre quadri in fotocopia e un catalogo, peraltro generosamente regalato dall’amico Roberto Trefiletti, la sede va riempita con l’acquisto di alcune opere dell’Artista, alcune delle quali sono certamente economiche, almeno per fornire al visitatore ‘il profumo' della sua arte. A tal fine una raccolta di fondi cittadini potrebbe alleviare il Comune dall’esborso di spese non facilmente reperibili, risparmiando il museo, così intestato, dalla sua funzione di ‘ uccello di richiamo ’ che non onora, in primo luogo l’Ente e l’intero Paese e svilisce persino le altre opere esposte. Purtroppo a Linguaglossa siamo abituati a certe mistificazioni, premiando più l’apparire che l’essere. Ne è esempio quella stolta insegna che campeggia ai quattro canti: “Antica vineria del’Etna”, che va tempestivamente rimossa perché contiene una spudorata menzogna storica e su quest’argomento gli esempi non mancano, specie nell’ambito alimentare (la salsiccia al ceppo, di antica fattura per tacere di altre specialità). al solito “l’ìntellighenzia” leggendo queste righe riparlerà dei quadri d’Incorpora, fiore all’occhiello del sito anzidetto, volutamente tralasciando di confrontarsi sul tema vero, qual è quell’imbroglio sublime che si chiama Museo Messina.Sarebbe ora di scegliere se fare diventare il Museo Messina degno del suo nome o liberarsi di quest’ospite incomodo, restituendolo alla sua reale funzione, quello di onorare un Artista, il Maestro Incorpora e la sua impareggiabile arte, che non richiede alcun supporto, splendendo di luce propria, specie ora che i suoi familiari, grazie ad una accorta, elegante e intelligente campagna promozionale, hanno saputo fare assurgere la figura del padre/artista, a dimensioni sopranazionali. L’attuale situazione presenta molti lati negativi sugli effetti psicologici dei visitatori, perché la delusione di non trovare traccia alcuna del Messina, lascia un amaro retrogusto, che sminuisce l’importanza del sito e delle opere che contiene. Ritengo che sia arrivato il momento di uscire da questa mistificazione, sfruttando l’occasione che di  qui a poco,il museo dovrà ospitare, a quanto è dato sapere, una quarantina di opere donate alla cittadinanza da un altro Artista compaesano, Mario Vasta,la cui attività artistica, ha trovato un giusto riconoscimento in campo nazionale. Un’occasione peraltro che arricchisce la portata culturale del museo, che esalta due Artisti, maestro e alunno, che la vita ha accomunato, non soltanto a scuola, ma nella vita e nell’arte.

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