domenica 23 settembre 2012

La principessa in topless

Nonostante viviamo nel secondo millennio e la libertà sessuale è pane quotidiano, continuiamo a considerare il sesso come se fossimo in pieno medio evo. C’è qualcosa che prude dentro di noi, come un impulso irrefrenabile, se questo qualcosa ci spinge a proiettare all’esterno e a condividere con altri quest’aspetto della vita. La vicenda della principessa Kate in topless induce a fare alcune riflessioni. Perché la via sessuale “degli altri” interessa così morbosamente l’opinione pubblica da far nascere settimanali ad hoc che del gossip fanno il loro stile di vita? Forse la maggiore responsabilità è da attribuire alle religioni che da sempre, al riguardo, hanno condizionato pensiero e azione. “ Le corna” diventano così materia di scambio culturale, le foto osé ripagano l’aspetto giornalistico, fino a farvi rientrare, morbosamente, un innocente topless, reso, forse, più interessante per la sua reale appartenenza. Qual è la ragione che spinge a pubblicare la foto della Kate in topless e non il seno nudo di una giovane etiope? La “rara preziosità” della prima, ritenuta più interessante rispetto alla spontanea naturalezza della seconda o piuttosto la “prezzolata” morbosità legata alla prima? Forse la differenza sta in un certo tipo di lettore, orientato al maniacale interesse alla prima immagine, totalmente indifferente alla seconda. Il risultato resta scontato: consumato il momentaneo onanismo mentale, la foto sgualcita della principessa in topless resta confinata tra i fotoromanzi ingialliti della parrucchiera di turno, per poi essere smaltita assieme al nome dell’autore dello scatto rubato nella “differenziata”.Saro Pafumi




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