lunedì 30 aprile 2012

Non festa ma commemorazione del lavoro

Il prossimo primo maggio si celebrerà la festa del lavoro. Le organizzazioni sindacali si stanno organizzando per il “lieto evento”. Con questo “chiaro di luna” non si comprende cosa ci sia da festeggiare. Poiché noi alle feste comandate non possiamo rinunziare, a partire dalla festa dell’Unità d’Italia, rimasta una pia illusione, per finire alla festa della donna, vittima di soprusi, violenze ed emarginazione, la festa del lavoro è l’ennesima occasione per fare baldoria. Bandiere, tamburi, sfilate, comizi sono le uniche iniziative che ci rimangono in nome di una sacrosanta aspirazione che col tempo si è trasformata in disperazione individuale e collettiva. Se non fosse per il dramma quotidiano che si vive su questo fronte, la festa del lavoro dovrebbe essere più propriamente una commemorazione come si fa con la ricorrenza dei defunti. Monti dopo le varie “crescenze” inventatesi ne ha lanciato un’altra “ cresci Italia” Il termine si presta a diverse interpretazioni, ma probabilmente sottintende il concetto che l’unica cosa che cresce i Italia è il malcontento. Il “lievito” per la crescita c’è già: tasse e disoccupazione. Senza investimenti pubblici e privati combattere la disoccupazione è un sogno. In quanto a investimenti pubblici, mancano i soldi. Per quelli privati stando alle dichiarazione dello stesso Monti la corruzione fa da freno. Poiché la corruzione non riguarda il popolo, ma la classe politica, una volta tanto Monti farebbe cosa buona e giusta se ai politi facesse fare dei corsi di catechismo laico, onde introdurre quella moralità senza la quale, sono parole sue, gli investimenti languono. In alternativa: tutti a casa, per favore. Pubblicata su La Sicilia il 30.04.2012. Saro Pafumi

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