giovedì 5 maggio 2011

V Comandamento: non uccidere

V Comandamento: Non uccidere.
La soppressione di Bin Laden voluta e ordinata dal Presidente degli Stati Uniti come si concilia col quinto comandamento: non uccidere”? La religione cattolica come si pone nei confronti di colui che coscientemente ordina e fa eseguire l’uccisione di una persona? Lo assolve, lo condanna o lo giustifica? In altre parole può un delitto commesso per ragion di Stato prevedere l’assoluzione del suo autore o mandante? La legge divina che vieta l’omicidio ha, infatti, valenza universale, obbliga tutti e ciascuno, sempre e dappertutto. Una domanda che mi pongo come cattolico, perché come cittadino non posso che condividere la decisione della soppressione di Bin Laden. La guerra con le sue inevitabili morti, sotto certi aspetti, si può giustificare, se non altro per la parte che la subisce, ma un delitto pianificato, perseguito e compiuto, con fredda determinazione, anche se portato a termine per evitare ulteriori più gravi conseguenze, può trovare giustificazione secondo la morale cristiana? Nell’immediatezza del fatto delittuoso, se alla difesa si accompagna l’uccisione del carnefice, siamo nel campo dell’autodifesa, ma trascorso un certo tempo si sconfina nella vendetta. Siamo nel caso in specie nell’ambito di un comportamento “cattolicamente lecito” che esula dall’osservanza del quinto comandamento? E ancora: un Capo di Sato (cattolico) che dovesse confessare questo suo “delitto” senza alcun pentimento potrebbe aspirare all’assoluzione dal suo Dio? Una domanda che mi pongo come cattolico, che riguarda l’inosservanza del quinto comandamento da parte di un cattolico, ovviamente.Pubblicata su La Sicilia il 06.05.2011 Saro Pafumi

Nessun commento: