martedì 5 aprile 2011

L'Etna, il turismo e la mancanza d'acqua

Si parla e si scrive dei tanti problemi della ”montagna” nelle cronache cittadine (non ultimo il servizio su La Sicilia del 04/04), ma tra questi, il più grave, è lo sforzo che devono affrontare gli operatori turistici che gestiscono le strutture sull’Etna: la mancanza d’acqua, un bene primario ed essenziale per portare avanti qualsiasi iniziativa. Ne sa qualcosa il sottoscritto che ebbe la ventura di gestire l’apertura del Villaggio Mareneve nel lontano 1960 quando, all’epoca, la struttura era priva oltreché dell’acqua persino dell’energia elettrica. Immaginarsi le difficoltà cui si andava incontro per l’assenza di questi beni primari, necessari ed indispensabili per gestire il nuovo complesso turistico ed in genere qualsiasi attività degna di questo nome. La mancanza di energia elettrica, per fortuna, da molti anni è stata risolta, ma permane, grave, la persistente mancanza d’acqua che molti problemi potrebbe risolvere o alleviare.
Ebbene, non c’è la benché minima traccia d’iniziative atte a risolvere l’annoso problema e le superstiti strutture del sisma del 2002 permangono “ a secco”, tra le mille difficoltà che il problema comporta. Basti pensare che chi si serve dei servizi igienici, per ogni scarico nel wc, incide sulle tasche degli operatori, talvolta senza nulla ricevere come contropartita.
Il problema una soluzione potrebbe averla, anzi dovrebbe averla, perché la neve che si scioglie durante il periodo primaverile, se raccolta, potrebbe se non risolvere almeno alleviare l’annoso problema. E’ sufficiente recarsi a Piano Provenzana e nei dintorni osservare un ruscello che con lo scioglimento delle nevi riversa milioni di litri d’acqua a valle. Basterebbe raccoglierla con opportuni accorgimenti, per risolvere se non del tutto almeno in parte il problema.
Ebbene, non c’è Autorità alcuna che si occupi del problema e del resto, come potrebbe? Basterebbe sollevarlo per vedersi piombare addosso mille strali dalle autorità tutorie. E allora? Meglio far finta di niente, come se il problema non esiste o è stato già risolto. Se c’è qualcuno che ha in mente come risolvere il problema o se si è posto il quesito come raccogliere l’acqua, che, copiosa, si disperde, alzi la mano.
Pubblicata su La Sicilia il 06.40.2011. Saro Pafumi

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