sabato 16 aprile 2011

Arance, filiera Sicilia-Lombardia e ritorno


Giravo e rigiravo tra le mani, come fosse un piccolo mappamondo, una delle arance appena comprate per verificarne qualità e provenienza, perché, sospettoso come sono, non volevo che mi si rifilasse uno di quei prodotti cinesi di cui è invaso il mondo. Avevo, infatti, notato che a quel frutto mancava qualcosa: l’odorosa fragranza che contraddistingue le nostre arance di cui è stracolmo il nostro territorio. Leggendo l’etichetta del sacchetto che conteneva i frutti, mi fu chiaro, non senza meraviglia, l’arcano mistero. Le arance, della qualità “tarocco”, provenivano da Lentini, prodotte per la Sma, confezionate in quel di Rozzano (Mi) e poste in vendita a Riposto. Quelle arance avevano attraversato, in salita, l’intero Stivale, avevano sostato in Lombardia per il confezionamento e ridisceso lo Stivale per raggiungere di nuovo la Sicilia. Ecco, il motivo, mi dissi, perché quelle arance avevano perduto la loro fresca, odorosa fragranza sicula. La filiera, come in gergo si definisce il percorso di un prodotto, mi aveva però fatto scoprire un’altra deprimente verità: in Sicilia non siamo in grado d’insacchettare pochi chilogrammi di prodotto fresco, che, se confezionato e commercializzato dopo la raccolta, conserva gran parte della sua fragranza. Altra stravaganza: la confezione che conteneva le arance era un modesto retino del costo di pochi millesimi d’euro che potrebbe fabbricare a casa qualunque massaia. Parafrasando il titolo di un noto film, mi viene da dire: “ Non ci resta che piangere”.
Pubblicata su La Sicilia il 17.04.2011
Saro Pafumi

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