mercoledì 19 gennaio 2011

LO SFOGO DI UN PENSIONATO

Mi è capitato di ascoltare lo sfogo di un pensionato condannato a vivere con una pensione di 180 euro mensili. Mi chiedeva, tra l’ironico ed il sarcastico, di spiegargli come fosse possibile che la società, cosi detta civile, s’indignasse per i tagli alla scuola, all’università, alla cultura , alla ricerca, ma non spendesse una parola in favore di famiglie o individui costretti ad inventarsi il cibo per sopravvivere; come fosse possibile che la società, cosi detta civile, provasse pena per un cane randagio, ma non scorgesse le migliaia di clochard costretti a dormire coperti di cartoni; come fosse possibile che la società, così detta civile, si lamentasse del caro vita, le strade stracolte di spazzatura, segno evidente di un consumismo smodato ed irrefrenabile; come fosse possibile che la società, cosi detta civile, provasse fastidio nel vedere un accattone chiedere l’elemosina, ma non si accorgesse delle migliaia frugare furtivamente tra i rifiuti in cerca di qualcosa di commestibile; come fosse possibile che la società, così detta civile, protestasse se la propria pensione aumentasse solo del coefficiente ISTAT mentre al mio interlocutore gli era stata ridotta da 200 a 180 al mese.
Mentre i suoi occhi sollecitavano una risposta che tardava, la mia carità m’impediva di comunicargli il mio pensiero. Prova ad immaginare, gli risposi infine, per consolarlo, come possa vivere un burocrate con millequattrocento euro al giorno; prova ad immaginare quale lavoro usurante debba svolgere un personaggio televisivo che guadagna duecentocinquantamila euro a puntata; prova a pensare la fatica di un parlamentare che deve tenersi occupato cinque anni per avere la pensione. Prova ad immaginare di non pensare per continuare a vivere.
19.01.2011
Saro Pafumi

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