mercoledì 1 maggio 2024

Noi e l'alheimer

 

Noi e l’alzheimer.

L’alzheimer, una patologia che blocca la mente e rende irriconoscibile tutto ciò che la circonda, non è una malattia alla quale è facile assuefarsi. Quando una persona cara muore, col tempo subentra la rassegnazione, ma se la stessa è affetta dall’’alzheimer la reazione è diversa, si direbbe più triste e dolorosa. E’ difficile accettare la barriera che ci divide dalla persona amata, muta nella mente, che sta a guardarci, come se una vita trascorsa insieme fosse un sorso d’aria svanito nel petto. Tra noi e la persona cara, la vita ha posto una siepe di filo spinato, contro cui la nostra anima, nel vano tentativo di riportare alla luce quel grumo di ricordi succhiati dal buco nero del nulla, s’imbriglia, sanguinando gocce di dolore. L’alzheimer, anticamera della morte, rinchiude la persona affetta in un virtuale campo di concentramento, dove a germogliare, non è più un’anima, ma il fiore del dolore. Una visione immaginaria, magistralmente descritta nell’’opera pittorica di E Munch, dove si vede una donna in uno stato di profonda tristezza, con attorno tanti fiori appassiti, simbolo delle persone care che le stanno a fianco e vivono la sua stessa sofferenza. Un dolore che non ha mai fine e veste forme diverse. Tra tanto soffrire ci piace immaginare chi è affetto da alzheimer come un fiore col capo chino, che al tramonto della vita si appresta a volare tra le fuggenti nuvole, alla ricerca di un luogo dove attecchire e rifiorire, se ciò può servire a lenire anche le pene di chi resta. Pubblicata oggi 01.05.2024 su La Sicilia

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