martedì 15 maggio 2012

La festa dell'Autonomia, una pantomima

Domani 15 maggio sarà la festa dell’autonomia siciliana. Ancora non ho deciso come festeggiare e se indossare l’abito scuro, lo smoking o vestirmi come Arlecchino o Pulcinella. Alla fine ho deciso: vestirò l’abito di tutti i giorni, con la fascia nera al braccio. Le scuole, si apprende, sospenderanno le lezioni, ma sarebbe più opportuno che osservassero un minuto di silenzio, come si fa per commemorare chi non c’è più. A parte l’ironia, unica forza che ci sostiene in quest’epoca di trambusti d’‘ogni tipo, qualcuno, anziché sospendere le lezioni, farebbe cosa giusta se spiegasse ai giovani le ragioni della “’Autonomia” con l’A maiuscola che s’identifica con una Regione che si governa con leggi proprie e senza ingerenza alcuna, divenuta nel tempo “capacità di funzionare senza idee per attuarla”. La festa è per definizione una “solennità d’interesse collettivo motivata da un avvenimento fausto”, ma quando si svuota di qualsiasi contenuto, la festa diventa parodia. In questo caso, trattandosi di travestimento burlesco dell’autonomia, il vestirsi con l’abito di Arlecchino o di Pulcinella sarebbe adeguato all’avvenimento da festeggiare. Accostiamoci pertanto alla festa dell’Autonomia con questo spirito burlesco, magari inscenando una pantomima davanti al Palazzo dei Normanni che per l’occasione si trasforma ufficialmente nel palcoscenico della parodia autonomistica siciliana. Gli onorevoli deputati regionali sono invitati a partecipare a condizione che indossino una maschera per rendersi irriconoscibili Saro Pafumi

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