martedì 5 ottobre 2010

IN CHE COSA CREDERE ?

In che cosa credere? E’ una domanda che ci poniamo da tempo sui valori che dovrebbero guidare la nostra vita quotidiana. Nella Chiesa? Dilaniata dai suoi stessi peccati, più volte imputata nell’amministrazione delle sue potenti leve finanziarie, incapace di dare una guida ai suoi fedeli con l’opera pastorale dei suoi ministri? Nella famiglia? Disgregata nella sua composizione affettiva, assente nell’educazione dei figli, in perenne difficoltà a superare gli ostacoli quotidiani, costretta ad arrancare, sperduta e smarrita alla ricerca di valori introvabili o precari, contingenti o discutibili? Nel lavoro? Divenuto una chimera, precario o insoddisfacente, anonimo o illegale, ricattabile o privilegiato? Nella scuola? Avvitata su se stessa, alla ricerca da decenni di un indirizzo culturale e persino di un assetto logistico umano e strumentale che fa acqua da tutte le parti? Nella giustizia? Disorganica e contraddittoria, arroccata nei suoi privilegi di casta, lenta, buonista e infruttuosa? Nello Stato? Perennemente impegnato con bilanci, manovre finanziarie, norme disorganiche, sorvegliato speciale dalla Comunità Europea, oberato dall’atavico divario tra Nord e Sud, in lotta continua con criminalità e malaffare, in bilico su se stesso, corroso al suo interno da atti di corruzione ripetuti ed interminabili? Nella politica? Non rappresentativa della volontà popolare, demagogica e populista, rissosa e inconcludente, incline alla delegittimazione dell’avversario, generatrice di partiti e movimenti personali?
In questa desolante visione della vita ciascuno coltiva il proprio essere tra le nebbie dei valori e lo sfilacciamento delle coscienze, senza una bussola che gli indichi un percorso umano e sociale in cui credere. Non scandalizza perciò l’esasperato egoismo imperante che c’è in noi stessi, reso ancor più sterile dalla ricerca di un materialismo come unica ragione di vita.
In questo deserto di valori “la quotidianità” del vivere resta l’unica via da percorrere. Siamo uomini senza tempo ed identità sospinti dall’inerzia, erranti e disattenti. Rimaniamo smarriti e protestiamo dinanzi alle avversità naturali, ma muti innanzi alla sismicità che percorre la nostra umanità. Forse è il caso di resettare tutto questo per iniziare a credere o ritrovare i valori smarriti, ammesso che se n’abbia voglia e tempo e si trovi una guida alla quale credere.
Pubblicato su La Sicilia il 06.10.2010
Saro Pafumi

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