giovedì 16 settembre 2010

DEMOCRAZIA ALL'ITALIANA

Qualcuno tempo fa mi ha fatto pervenire a casa la tessera elettorale. Come ogni buon cittadino, in ogni tornata elettorale compio il mio dovere e com’è ovvio mi rallegro o mi rammarico a seconda del risultato che proviene dalle urne. Alla Regione Siciliana nelle ultime elezioni ha vinto il Centro Destra che rappresenta la volontà del 65 percento di chi lo ha votato. In corso d’opera la maggioranza si è liquefatta. Logica e buon senso suggerirebbero di ritornare a votare, poiché il “trasformismo” tradisce la volontà degli elettori, ma poiché, in politica, comanda chi vince, il risultato è sotto gli occhi
In queste condizioni, andare a votare che senso ha, se nel corso d’opera le alleanze cambiano e il responso si ribalta?
Si sostiene che i deputati non sono legati al mandato degli elettori e in linea di principio si può esser anche d’accordo, ma in queste condizioni non è più logico che i deputati “se la cantino e se la suonino da soli” senza disturbare più di tanto l’elettore?
Nel mondo siamo i primi in gastronomia: non per niente abbiamo inventato l’insalata russa, la cotoletta alla milanese, la pasta alla palermitana, il baccalà alla vicentina e mille altre prelibatezze, senza escludere la nostra pasta alla norma.
Ora stiamo scandagliando la politica, col risultato che abbiamo inventato un altro tipo di democrazia: quella all’italiana. Siamo sempre i primi, Per questo all’estero c’invidiano ( o ci biasimano), a seconda dei punti di vista.
Pubblicato su La Sicilia il 17.09.201
. Saro Pafumi

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