giovedì 12 agosto 2010

LA CORRUZIONE, UN CANCRO DELLA SOCIETA'

Il periodo che stiamo attraversando è uno dei più torbidi nella storia della Repubblica italiana. Non che i periodi precedenti siano stati immuni da simili nefandezze, ma mai con la gravità e la diffusione odierne. Si respira attorno ai fatti di corruzione politica un’aria di disgusto che costringe a convivere con il fetore di un miasma generale.
Se però analizziamo le condizioni dell’animo umano il disgusto di ciascuno diventa sgomento, paura. disagio. Oggi le notizie con la crudezza con cui sono riportate, corredate da foto e nomi di personaggi della porta accanto, e per la frequenza quotidiana con cui sono diffuse aggiungono sgomento a sgomento. E come se franasse non una parte della società conosciuta, ma una parte di noi stessi. Il giorno successivo un nuovo bollettino di guerra: un elenco interminabile d’incarcerati, arrestati, indagati, spiati, intercettati, la scoperta di un nuovo bubbone che riproduce escrescenze in una sequenza senza fine. Un tempo non troppo remoto il cittadino aveva la convinzione che la società avesse due colori: il nero rappresentato dalla mafia e il bianco rappresentato dal potere politico-economico, con qualche limitata zona d’ombra all’interno di esso. Oggi il colore dominante è il grigio che rappresenta l’intera società italiana.
Ciascuno si chiede: in una società così organizzata, in cui la norma è il ricatto, la corruzione, il pizzo, sia se si debba chiedere un certificato di nascita o il riconoscimento di un qualsiasi diritto, devo adeguarmi o resistere? Il dubbio è legittimo, basta girarsi attorno.
Si notano ricchezze costruite in poco tempo, condizioni sociali di disagio capovolte, meriti acquisiti apparentemente inspiegabili, condizioni di vita sopra le righe, ostentazione di ricchezza che offende il comune senso del pudore. La domanda è d’obbligo: è la nuova condizione di chi ha saputo realizzarsi con le proprie forze o ha saputo adattarsi al sistema? Ciascuno trova la propria risposta, ma quasi sempre la stessa: Il tizio ha trovato il canale giusto, l’amicizia indovinata, il funzionario adeguato… Vedendo attorno a noi una facile ricchezza nata dal niente, ciascuno si mette alla ricerca “del canale giusto, finendo col percorrere le stesse strade trovate dall’Unto del Signore. Così la corruzione dilaga, il pizzo aumenta, come un’epidemia che se non capita e arrestata finisce con l’invadere l’inero corpo sociale.
E’ quello che abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi: un incendio delle coscienze che invade distrugge, annerisce ogni tentativo di chi vuole o semplicemente tenta di resistere “al sistema”. Quanto tempo l’animo umano può convivere con un sistema degenerato a tutti i livelli? E’ una domanda che mi atterrisce più della corruzione stessa.
Pubblicato su La Sicilia il 13.08.2010 Saro Pafumi.

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