mercoledì 21 febbraio 2024

Il linguaggio anoressico dei social.

 

Il linguaggio anoressico dei social.

Con l’avvento dei  social e di tutto ciò che ne deriva, si sta assistendo a un impoverimento del linguaggio, adottato in particolar dal mondo giovanile. Un modo sintetico di esprimersi, fatto di segni, abbreviazioni, faccine, animaletti e oggetti vari. Il concetto sintetico, che vuole esprimere una faccina, in passato richiedeva la descrizione di uno stato d’animo, che talvolta diventava poesia, per la gioia del lettore, che nelle parole trovava un loro fascino. Questo moderno modo di esprimersi è tipico di una cultura orizzontale, in cui i soggetti che lo usano denotano un appiattimento culturale, che impedisce le diversità individuali. Un linguaggio privo di emozioni, se per esse s’intendono le percezioni, che il lettore ricava da una buona lettura. Oggi le parole hanno perduto la loro funzione, sono diventate magre, evanescenti, anoressiche, non riconoscibili dal nostro animo, che oggi tace. Il linguaggio usato dai social è estraneo al nostro vocabolario, stritolato da dittonghi gutturali e nuovi termini, veri geroglifici di antica memoria: downloadtaggarelinkarepostarechattaretwittarinstagrammare. Del piacere di leggere (Sur la lecture) resta solo l’opera di Marcel Proust, secondo cui la lettura “consiste, per ognuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi”, che, invece, questa nuova moda dei social vanifica, rubandoci l’anima che c’è in ognuno di noi. 

 

Nessun commento: